giovedì 29 maggio 2008

1 giugno 2008 - IX Domenica del Tempo Ordinario

La Parola e il da farsi
La volontà di Dio. Compiere la volontà del Padre che è nei Cieli schiude le porte del Cielo. Vivere come un cittadino del Cielo, mostrarne l’appartenenza. È questo, e solo questo, il passaporto per il Paradiso. Le parole non contano. Neanche i miracoli. Neanche l’essere vescovo, prete, o missionario.
Potrei dare tutto ai poveri, o consegnare il mio corpo al fuoco; se non è per amore è puro fumo. Vanità senza peso. Una vita costruita come una casa sulla sabbia, polvere finissima, morbida e impalpabile. Senza forza.
Le nostre belle parole, i nostri eroici atti d’altruismo, le nostre liturgie, le preghiere: tutto per apparire, tutto per ricevere in cambio un po’ d’affetto. Tutto per costruire noi stessi. Senza amore; solo concupiscenza. Una vita mondana, la carne a guidarne le scelte. Un passaporto senza valore. Il Signore non lo può riconoscere. Non v’è sigillato il Suo amore. La Parola incarnata, compiuta nella trama dell’esistenza, la casa fondata sulla Roccia. Cristo. O Lui, o noi. Con Lui entreremo nel Regno, senza di Lui ne resteremo fuori. Urge convertirsi. Oggi. Ascoltare la Sua voce e non indurire il cuore, provvedere all’olio dello Spirito Santo quali vergini sagge prudenti. Implorare lo Spirito, il soffio di Dio ad alimentare le nostre vite di vita divina. La Sua natura modellata, riversata in noi. Il pensiero di Cristo nelle nostre menti. Il Suo cuore nei nostri cuori. Con Lui, afferrati al Suo amore, anche oggi nel Getsemani sconvlto dai venti delle tentazioni, nella lotta con la pioggia dei nostri desideri; con Lui la fede per resistere quando i fiumi delle avversità, delle malattie, delle relazioni, del lavoro, dei figli, del marito, della moglie dei soldi si abbattono su di noi.. Con Lui vittoriosi sulla carne, sul mondo, sul demonio. Uniti a Lui, indissolubilmente. Nulla anteporre al Suo amore. E’ questa la saggezza. E’ questa la porta del Cielo.
E' vero. Ci piace, normalmente, parlarci addosso. E annegare chi ci sta intorno con fiumi di parole. Ci sembra che i nostri discorsi scolpiscano la nostra figura nella vita degli altri, ogni parola un colpo di scalpello nella memoria del prossimo. Nelle parole trasferiamo i nostri sentimenti, le nostre idee, e ne facciamo gli ambasciatori del nostro io. Più spesso, riconosciamolo, sono armi puntate alla tempia di chi ci si mette contro, o si risolvono in semplici contenitori di bugie, frottole gonfiate per difenderci o affermarci. Avvertivano i Padri, da Agostino a Leone Magno, sulla possibilità molto concreta che gli annunciatori della Parola possano divenire megafoni di se stessi e delle proprie fobie. Cembali che tintinnano. E' vero, la parola è uno strumento indifeso, è facilmente strumentalizzabile, gli usi possibili sono infiniti. Ma di fronte alla storia, alla cruda realtà della vita, ogni parola è costretta a rivelarsi per quel che è: menzogna o verità. Non basta dire, occorre che il detto abbia un contenuto, e che sia vero. Non basta gridare e affermare, occorre che le parole abbiano un fondamento nella vita vissuta, che siano "ragionevoli", "sagge", che si possano comprendere perchè dimostrabili. Che siano un annuncio o una testimonianza che sgorgano da un'esperienza. Il liquido di contrasto d'ogni parola è la volontà di Dio. Compiuta o non compiuta. Le menzogne hanno le gambe corte, non reggono il passo della storia. Una casa o è costruita sulla Roccia, sull'ascolto della Parola fatta carne che ha il potere di realizzarsi, o è costruita sulla sabbia, sui "vorrei ma ho tanto da fare, i buoi, il lavoro, lo studio, l'attività pastorale, la famiglia....". La sofferenza, le difficoltà, la CROCE rivelano il valore delle nostre parole. E appare la nostra stoltezza. Nella storia si spogliano i nostri discorsi e se ne svelano le nudità. Carne o fumo. Se è Parola fatta carne, si entra nella storia, magari sbuffando, ma si entra. E si rimane lì, crocifissi, perchè è lì che c'è la vita e perchè è sulla croce che sta Cristo, vivo, e noi con Lui. Oppure è fumo, e un po' di vento, una corrente d'aria d'un rimprovero, qualcosa che non va per il verso giusto, o un torrente in piena, una malattia, un fallimento e tutta l'impalcatura della nostra vita così soavemente pubblicizzata dalle nostre parole svanisce senza lasciar traccia, se non quelle della disperazione. Una rovina grande e le false certezze, le vuote speranze crollano senza rimedio. La saggezza è fare la volontà di Dio. Ma è difficile. Impossibile. I libri sapienziali abbondano di sentenze sulle vuote parole non accompagnate dai fatti. Ma è così naturale per noi, parlare è quasi già un agire, sembra che aver detto qualcosa sia già aver cominciato a realizzarlo. Ma non è vero. Ci illudiamo e basta. Per questo oggi appare un angelo nella nostra vita, lo stesso che visitò Maria nella casa di Nazaret: "Non temere, nulla è impossibile a Dio!". E' sufficiente sostituire la preghiera alle parole. Inginocchiarsi, come Maria, e rimettere la propria incapacità, la propria debolezza nelle mani del Padre. Come Gesù nell'orto degli ulivi. Siamo deboli, non possiamo, abbiamo altre volontà e altri desideri. Abbiamo paura. Ma Gesù ha pregato per tutti noi, perchè anche noi possiamo approfittare della Sua preghiera, delle Sue Parole. Esse si compiono in noi. Oggi. Con Gesù e Sua Madre oggi possiamo prostrarci e implorare che si compia in noi secondo le Parole che Dio ha detto per noi. Che si realizzi la Sua volontà in noi. Si tratta solo di abbandonarsi. Al Signore attraverso Maria, la Chiesa, in un cammino di pace, quella di chi fa la volontà di Dio. Gratuitamente come un dono del Padre.

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