giovedì 15 maggio 2008

18 maggio 2008 - SS. Trinità

Trinità, sostegno e amore per la Chiesa
La festa della Trinità ci invita a una grande umiltà davanti al mistero di Dio, che ha un grande significato per la nostra vita. Gesù ci ha rivelato che c'è un solo Dio, ma in tre persone, che hanno tra loro un misterioso rapporto d'amore.
Un amore così intenso che si espande all'esterno e si manifesta in tre modi: nella creazione dell'uomo e del cosmo; nella redenzione e nel perdono del peccato dell'uomo; nella santificazione, cioè nel far partecipare l'uomo alla vita di Dio. Ecco il significato della Trinità per noi: siamo chiamati a partecipare alla vita di Dio. La nostra risposta al mistero di Dio è amarlo, adorarlo. È davvero una cosa grande: vivere la vita di Dio, partecipare alle relazioni di amore della Trinità, non con l'intelligenza, lo studio, ma attraverso il cuore, la volontà di amare, il fuoco, la passione dell'amore.
La Trinità ci dice che nessuno di noi può vivere da solo, chiuso in se stesso, ma siamo stati creati per amare, per uscire da noi stessi e donarci a Dio e al prossimo. Noi cristiani dobbiamo imparare ad essere persone dedicate all'amore, cordiali, disponibili, capaci di perdonare, di interessarci agli altri, di aiutare. Solo così ogni persona trova la pace del cuore e la gioia di vivere.

Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, che oggi contempliamo nella Trinità, sono la radice, la fonte, il sostegno della Chiesa, di quella comunità nata nel giorno di Pentecoste, segno dell'unità di tutto il genere umano. La Chiesa non nasce dal "basso", non è il risultato della convergenza degli interessi delle persone che la compongono, non è il frutto dell'impegno o dello slancio di cuori generosi, non è la somma di tanti individui che decidono di stare assieme. La Chiesa viene dall'alto, da Dio. Più precisamente, da un Dio che è "comunione" di tre persone. Esse - proviamo a balbettare qualche parola - si vogliono a tal punto bene l'una con l'altra da essere una cosa sola. Da tale comunione d'amore nasce la Chiesa e verso tale comunione essa cammina. La Trinità è origine e termine della Chiesa.

Per questo la Chiesa è anzitutto e soprattutto mistero; mistero da contemplare, da accogliere, da rispettare, da custodire, da amare. Solo in questa realtà la Chiesa è comunità, organizzazione, corpo strutturato... Pertanto, chi ascolta il vangelo con il cuore non è solo accolto in una comunità organizzata, è accolto soprattutto nel mistero trinitario, nella comunione con Dio. Noi viviamo nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo. Il segno della croce ci ricorda appunto questo mistero nel quale siamo inseriti.
È senza dubbio un grande dono. Ma è anche un compito. La comunità che nasce a Pentecoste non è neutra; essa ha nella sua stessa costituzione una vocazione: il servizio dell'unità e della comunione.
L'uomo non è stato creato a immagine di un Dio solitario, ma di un Dio amore.
Ogni singola persona e l'umanità stessa non saranno se stesse al di fuori della comunione. Così, e solo così, potranno salvarsi. Dio non ha voluto salvare gli uomini singolarmente, ma radunandoli in un popolo. La Chiesa, nata dalla comunione e ad essa destinata, si trova perciò a essere impegnata nel vivo della storia di questi anni come lievito di comunione e di amore.
La festa della Trinità è un caldo invito ad inserirsi nel dinamismo stesso di Dio, ad avere le sue stesse ambizioni, a vivere la sua stessa vita, a gioire dell'amore che più non tramonta. Il Signore, che vuole la salvezza di tutti, la realizza raccogliendo gli uomini e le donne attorno a sé come in una grande famiglia. La salvezza si chiama, appunto, comunione con Dio e tra gli uomini. È il sogno di Dio sul mondo.

"Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito, perché chiunque creda in lui non muoia, ma abbia la vita eterna". (Gv 3,16)
Non sono parole vuote, lui si è impegnato personalmente con noi, e come pegno del suo amore, non ci dà un anello che possiamo restituire, un fiore che può appassire, un gelato che si può sciogliere, Dio ci dà il suo stesso Figlio, il suo unico Figlio.
Ce l'ha dato bambino perché potessimo accoglierlo tra le nostre braccia, ce lo dà con le braccia spalancate sulla croce, perché potesse abbracciarci tutti.
Oggi si apre anche per noi una nuova opportunità.
È una notizia sensazionale, una notizia dell'ultima ora, e antica quanto la creazione del mondo.
In poche righe Dio rivela se stesso, dice chi egli è realmente: è il Dio che ha tanto amato…
Di più non poteva amare. Il suo modo di essere e di esistere (in Dio coincidono) è amore, non può far altro che amare.
Tutto ciò che egli fa’, lo fa’ con Amore, per Amore, essendo l'Amore.
Dio è onnipotente, può fare tutto; ma c'è una cosa che egli non può fare: smettere di amarti.
Lui non può far altro che amare il mondo. Dio ama tutti gli uomini, ama ciascuno in modo personale, così come ognuno di noi ha bisogno di essere amato.
Se io fossi l'unico abitante in tutto l'universo, Dio non potrebbe amarmi di più di quanto già non mi ami.
Mi ama al punto “da dare il suo Figlio Unigenito”: la rivelazione del Dio cristiano è tutta qui. Chi è Dio? È un Padre che ama il suo Figlio unigenito, sul quale riversa tutta la sua capacità di amare, lo ama come se stesso. E il Figlio risponde al suo amore con una identica capacità di amare. Tutta la sua esistenza di Padre dipende da quel Figlio. Sappiamo che nessuno può dirsi Padre se non colui che ha un Figlio.
Da tutta l'eternità Padre e Figlio si amano di un amore così forte, da farsi Terza Persona: lo Spirito Santo.
Il Padre consegna al mondo che ama, e che si è allontanato da lui, il Figlio.
Questo amore, da cui dipende l'esistenza del Padre stesso, Egli lo dà al mondo, come pegno del suo Amore. L'Amore tra Padre e Figlio è così forte che neppure la morte è capace di distruggerlo. È un Amore che vince la Morte e che regala al mondo la vita eterna.

Ma, com’è questo amore per il mondo?
È un amore che non ha limiti: a Dio non importa che cosa è successo o che cosa abbiamo fatto nel passato e se adesso siamo nel peccato, tristi, delusi, amareggiati... se siamo poveri o ricchi, belli o brutti, perché…
Il suo è un amore incondizionato: non pone nessuna condizione, ci ama così come siamo in questo preciso momento: con i nostri peccati, vizi, difetti. Per lui noi siamo i più belli: “Ti ho fatto come un prodigio” (Sal 139).
Il suo è un amore fedele: non abbiamo bisogno di apparire diversi da quello che siamo, perché Lui ci ami. Lui ci ama infatti molto di più di quanto noi stessi ci possiamo amare.
A ciascuno di noi egli dice questa grande verità: "Tu sei il mio figlio diletto nel quale mi sono compiaciuto".
Il suo è un amore che aiuta a crescere: Dio ci ama certamente come siamo, ma ci ama così tanto che non vuole lasciarci in questa condizione. Egli vuole per noi molto di più, ha un piano meraviglioso per la nostra vita: vuole fare di noi il suo Figlio amato.
Il suo è un amore che salva: la Rivelazione di Dio è la rivelazione della sua Misericordia, della Parola cioè con cui il Padre vuole ridare alla creazione la bellezza del primo mattino e all'uomo la sua dignità di figlio. La bella notizia allora non è solo che Dio ci salva, ma che ci ha già salvati, quando inviò il suo unico Figlio, che morì e risuscitò vincendo la morte.
Ma, quanto costa un amore così? Non costa nulla, non dobbiamo pagare nessun prezzo: ha già pagato tutto il Figlio sulla Croce; noi dobbiamo solo accettarlo.
È un amore gratuito. L'unica cosa che egli ci chiede in cambio è che ci lasciamo amare da lui.
Dio ci ama e l'unica cosa che si aspetta da noi è che crediamo nel suo amore, che crediamo in Lui e confidiamo nelle sue vie, più che nelle nostre.
Lasciamoci allora raggiungere da Gesù... È lui che prende ogni iniziativa: perché egli è Amore.
"Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi" (Gv 15,16). "Egli ci ha amati per primo" (1Gv 4,19).

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