venerdì 20 febbraio 2009

22 Febbraio 2009 - VII Domenica del Tempo Ordinario

C'è tanta folla accanto a Gesù, non c'è più posto da nessuna parte. E Gesù annuncia la Parola di Dio. Gli portano un uomo paralizzato. Non riuscendo ad entrare lo calano dalla terrazza, dal tetto. Ci vuole della fede per cercare tutti i modi, per affrontare tante difficoltà, purché il malato possa arrivare davanti a Gesù. E' un gesto di grande fede ed è un gesto di carità vera. E Gesù, dice il testo, "vista la loro fede" si prepara dare a quel malato la sua salvezza, a compiere per lui i miracoli della sua potenza.Ma Gesù ricorda qual è il vero e primo bene.Quando si trova davanti quel paralitico esclama: "Uomo ti sono rimessi (cioè perdonati) i tuoi peccati". Il Signore ci esaudisce sempre a di là delle nostre richieste e delle nostre attese. Noi sperimentiamo alcune nostre necessità, Lui conosce i veri bisogni profondi della nostra vita. Ma essi volevano la guarigione fisica e forse si trova spiazzati o delusi.E soprattutto c'è la reazione degli scribi. "Perché costui parla così? Bestemmia. Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?"La guarigione del paralitico è presente nei tre vangeli sinottici; Marco la racconta in modo particolarmente vivace e drammatico. Nel piano del suo vangelo questo fatto rappresenta un momento culminante della rivelazione di Gesù come Messia e Salvatore, e l'inizio delle controversie che culmineranno nella condanna di Gesù come bestemmiatore della Legge e della religione del suo popolo.Solo Dio può perdonare i peccati. Ma Gesù è Dio che si è fatto uomo e salvatore. E' venuto a caricarsi di nostri peccati, a toglierli. E' l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. E proprio per dimostrare che è Dio compie il miracolo. "Ora perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, ti ordino - disse al paralitico - alzati, prendi il tuo lettucci e và a casa tua". E così avvenne.Meraviglia, scandalo, ammirazione sono le reazioni dei presenti. Gesù compie un segno di potenza, un miracolo, uno dei numerosi miracoli che accompagnano l'inizio della sua missione e fanno scoprire con gioia e con speranza che Dio è vicino. Tutti si meravigliavano e lodavano Dio dicendo: "Non abbiamo mai visto niente di simile!"Per Gesù la guarigione dalla malattia è segno della guarigione del cuore. Egli compie le profezie che annunciano la restaurazione del suo popolo, il ritorno alla vita, qualcosa di radicalmente diverso. Così diceva il testo di Isaia nella prima lettura: "Ecco, faccio una cosa nuova∑ Io, cancello i tuoi misfatti, per riguardo a me non ricordo più i tuoi peccati". Dio esprime la sua potenza nella misericordia, nel perdono.Prima la pace con Dio: i peccati sono distrutti, cancellati, non più ricordati. Poi la riconciliazione con se stessi e con gli altri e con le cose.E' la salvezza offerta da Dio mediante il suo Cristo, ma a cui deve corrispondere la fede. La fede porta ad affidarci a Dio perché colmi la nostra debolezza con il suo amore. "Dove è abbondato il peccato, è sovrabbondata la grazia". Dobbiamo imparare ad affidarci così a Dio e Lui ci guarisce come noi abbiamo bisogno di essere guariti.Il miracolo rivela la potenza e la missione di Gesù. "Il Figlio dell'uomo ha sulla terra il potere di rimettere i peccati". Questo perdono è affidato ancora oggi nelle mani di uomini: la Chiesa, corpo vivo di Cristo, lo esercita con il ministero dei sacerdoti; lo esercita nei "segni" sacramentali (battesimo, riconciliazione, eucaristia, unzione dei malati∑), in cui solo il credente sa riconoscere la forza di salvezza, pur nella semplicità e fragilità delle persone e dei mezzi.Ogni volta che accogliamo la grazia della riconciliazione, anche noi possiamo sperimentare la bellezza unica e la profondità delle parole di Gesù, rivolte a ciascuno di noi: "Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati": sono perdonati, non ci sono più; c'è solo l'amore di Dio e anche tu diventa amore. E' una cosa secondo verità coltivare il senso giusto del peccato, riconoscerci deboli, fragili, peccatori; che facciamo come dice S. Paolo "vedo il bene che voglio e faccio il male che non voglio". Se mi presento a Dio come sono, cioè malato, Lui potrà guarirmi. Ma se presumo di non aver bisogno di nulla, Lui non vedrà la mia fede, lui non potrà operare i suoi prodigi. Ma se sono sincero non farò fatica a scoprire tutte le mie mancanze nella fede, nell'amore al Signore, nell'amore al prossimo, nella mia pigrizia e nel mio egoismo, nell'attaccamento alle cose e agli interessi materiali, nella mentalità e nel comportamento mondano che mi prende da ogni parte. Davvero ho bisogno, tanto bisogno del perdono e della grazi di Dio: "Ti sono rimessi i tuoi peccati".Riconosciamo con gioia nell'Eucarestia di oggi l'amore misericordioso che ci è venuto incontro come forza creatrice di novità, che libera dalla paralisi del cuore e dello spirito."Alzati" dice Gesù al paralitico che "giaceva"; ed egli "si alzò":Il perdono e la guarigione sono un segno del mistero di morte e resurrezione che attraversa tutta la vita di Cristo e dei suoi fedeli: Egli che ha voluto giacere come noi nella morte, si è rialzato nella resurrezione perché anche noi ci rialzassimo e vivessimo da risorti.Peccatori perdonati, che non ricordano nevroticamente le loro colpe passate, ma gioiosamente "ricordano" la salvezza ricevuta, possiamo pregare il Padre animati dallo Spirito nuovo che Cristo ci ha donato. Uniti a Cristo "attraverso di Lui sale a Dio il nostro "Amen" (il nostro sì) per la sua gloria". Sale a Dio la nostra vita rinnovata, il nostro cammino spedito, come il cammino meraviglioso di colui che era stato paralitico.

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