giovedì 7 maggio 2009

10 Maggio 2009 - V Domenica di Pasqua

C'è un'immagine estremamente espressiva: la vite e i tralci. Il tralcio è fatto per portare frutto. Se non porta frutto viene tagliato e si secca. Il tralcio che porta frutto viene potato perché porti più frutto, frutto abbondante. La stessa cosa è per noi: solo uniti a Cristo siamo vivi, portiamo frutto. E questo nella misura in cui accettiamo la potatura: così si può portare veri frutti, non a parole, ma coi fatti (come ci ha detto la lettera di Giovanni). Senza di me non potete fare nulla: così ci dice Gesù con amore e con chiarezza. Possiamo avere la sensazione o la illusione di fare tante cose da soli, anche senza Cristo. Queste parole a noi potrebbero sembrare presuntuose. "Non potete fare nulla". Nulla? A noi può sembrare il contrario: chi non crede in Gesù fa soldi, carriera, successo... Ma dobbiamo fare attenzione: il vangelo non lo si può addomesticare o dimezzare. Gesù è molto chiaro e va preso sul serio, perché in Lui c'è la verità e non le illusioni. Ci può essere anche un pericolo: di rimanere in unione con Cristo in qualche momento, quando preghiamo o facciamo qualche riflessione. Non è possibile per un tralcio essere un po' unito e un po' staccato, tanto più non è possibile per noi riferirci a Cristo ogni tanto, qualche volta, quando ci viene e in me o quando ci piace. "Rimanete in me e Io in voi": dobbiamo rimanere ed essere sempre uniti a Cristo, sempre e in ogni azione della giornata. E' una cosa pesante, difficile, noiosa? E' pesante, difficile, noioso respirare continuamente, o essere sempre sotto l'influsso del sole per vivere? Non c'è nulla di più facile, di più immediato, di più naturale. E' più difficile fare diversamente, lasciarsi andare ai propri capricci, se ne portano tante conseguenze di sofferenze e di morte: il tralcio secco, che non porta frutto, viene tagliato e gettato nel fuoco. Senza di me non potete fare nulla. Con Cristo possiamo fare tanto, possiamo fare tutto. "Tutto posso in Colui che mi dà forza". "Nulla è impossibile a Dio". Abbiamo l'esempio di tanti Santi, i quali uniti a Cristo, hanno potuto fare cose grandi e hanno offerto alla Chiesa e all'umanità frutti prodigiosi di bene. La Parola ci aiuta a capire e a vivere il nostro rapporto con Dio: tralci uniti alla vite. Ci aiuta pure a capire e a vivere il nostro rapporto con gli altri, perché tutti facciamo parte dell'unica vigna del Signore, vigna curata dal Signore e dal suo Spirito che viene. S. Giovanni ci presenta la vita della comunità cristiana e ne sottolinea gli elementi più importanti. Ci invita ad amare non con parole, ma con i fatti e nella verità. Questo è il comandamento: che crediamo nel nome del Figlio Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri. Credere in Gesù e amarci gli uni gli altri: questo è vivere il suo comandamento per dimorare in Dio. "Rimanete uniti a Me" dice il Signore. E' importante partire dall'esperienza della preghiera e dell'amore davanti a Dio: momento forte di unità, di vicinanza con Lui, dove si trova luce, forza e si impara a rimanere uniti a Lui nella vita di ogni giorno. "Voi siete i tralci". I tralci sono persone concrete, di ogni giorno, persone che si incontrano al lavoro, nella strada. Nel mondo ci sono tralci che rivelano la presenza di una vite che è Cristo? Se la parola di Cristo è vera, ci devono essere persone nelle quali si possa vedere la vita di Cristo, il Risorto. Guardiamoci attorno: oggi quanti tralci vivi si vedono! Non fanno chiasso, come fa' chiasso il male: "Un albero che cade fa più rumore di un'intera foresta che cresce". Pensiamo ai cristiani che vivono e costruiscono le più varie forme di bene, nelle famiglie, nelle parrocchie, nelle opere di carità, nel volontariato, negli impegni sociali. Pensiamo agli uomini straordinari del ventesimo secolo: Padre Pio, Don Luigi Orione, Raoul Follereau, il dottor Schweitzer, Padre Kolbe, Madre Teresa, Giovanni Paolo II e tantissimi altri... Domenico Mondrone ha pubblicato sei volumi col titolo significativo: "I Santi ci sono ancora". Sono tutte brevi biografie di donne e uomini straordinari di questo nostro tempo. Ecco allora un pensiero consolante: non è possibile questa fioritura di tralci senza una vite: non sono possibili questi uomini e queste donne senza una presenza di Cristo! Ma Gesù continua: "Ogni tralcio che in me non porta frutto il Padre lo toglie; e ogni tralcio che porta frutto lo pota perché porti più frutto" (Gv 15,2). Questa potatura è il mistero che talvolta ci chiude gli occhi, perché non lo vogliamo accettare. E il motivo è questo: siamo tutti un po' materialisti; accomodati nel mondo e non pellegrini e forestieri in questo mondo. Ecco allora le prove, il dolore, le persecuzioni, la croce...: sono la strada erta e difficile che porta alla salvezza; sono la potatura, che se accettata, ci matura, ci fa portare frutti abbondanti, ci libera da tante mondanità. Nella prima lettura si è parlato di Paolo. Paolo non dubita di Cristo che l'ha chiamato sulla strada di Damasco. Sarà lui a dire un giorno: "lo sovrabbondo di gaudio in tutte le mie tribolazioni" (2 Cor 7,4). "Non ho niente eppure possiedo tutto" (2 Cor 6,10). "Completo in me la passione di Cristo" (Col 1,24). "Sono iniziato a tutto, in ogni maniera: alla sazietà e alla fame, all'abbondanza e all'indigenza. Tutto posso in Colui che mi dà la forza" (Fil 4,12-13). L'esperienza di Paolo e quella ti tante anime belle e generose ci fa vedere che non sono parole, ma fatti. E' la storia di tante esistenze luminose, veri fari di bontà e di solidarietà, che dal legame con Cristo hanno tratto la forza necessaria per affrontare momenti difficili, per dare buona testimonianza, che hanno affrontato con coraggio - essi, tante volte semplici e poveri – situazioni gravose e hanno fatto risplendere la potenza e la vittoria di Cristo.

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