giovedì 28 gennaio 2010

31 gennaio 2010 - IV Domenica del Tempo Ordinario

La sorgente dell'ethos cristiano è Gesù Cristo. È' Lui il compimento delle Scritture e da Lui Parola, logos, scaturisce per l'umanità il senso, la ragione di tutte le cose, quell'etica che è da scoprire come sapienza al fondo di ogni scienza perché non si rivolti contro l'uomo, al di dentro di ogni scelta per non cadere sull'istinto bestiale, al termine di ogni percorso perché il potere, la sopraffazione non diventi il movimento, la finalità dell'agire umano.
Eppure, il risalire a questa sorgente, Cristo, non è agevole, oggi come ieri. Ce lo dice la pagina del Vangelo. Nonostante che al di fuori di Cristo l'uomo cada nel pessimismo o nell'esaltazione della ragione, il tentativo di ridurre Cristo alle nostre piccole attese anziché aprirsi ai suoi orizzonti; esigere la "ragione" di quanto dice o fa', sulla sua provenienza o sulla strada scelta per salvare, anziché renderci conto come quanto ci sia necessario; il tentativo di cacciarlo fuori dalla religione, dalla politica, dall'istituzione, dalla sofferenza: "gettarlo giù dal precipizio", anziché accoglierlo come ragion d'essere di tutto quello che siamo e facciamo, 'etica', ragione, ragione necessaria, risposta al nostro essere domanda... è fin dall'inizio.
E' la condizione posta nell'intimo del nostro essere uomini di essere salvati o di condannarci, a partire dalla nostra stessa libertà di accogliere o rifiutare la nostra stessa salvezza, aprirci a Cristo riconoscendo che in vista di Lui siamo stati creati e nulla di ciò che esiste è stato fatto senza di Lui o assolutizzare il nostro ristretto ragionare alla ragione del tutto. "Ma Egli passando in mezzo a loro se ne andò". E' il rischio odierno: che Cristo passi in mezzo alle scelte dell'esser giovani, alle fatiche del rinnovare la famiglia, di equilibrare giustizia e costruzione sociale, in mezzo alle scienze per rivelarsi sapienza...E sia destinato ad andarsene.
Essere cristiani è essere in mezzo alla società, alla cultura avvertimento alla ragione umana di difenderne l'importanza e tenendola distante dalla presunzione di essere sufficiente a se stessa. "Ora, dice Paolo, vediamo come in uno specchio" che non è dunque la verità, ma rimanda continuamente alla necessità di aprirsi alla verità, alla realtà, al 'faccia a faccia' con il Logos, ragione di ogni cosa.
Ancora. Accettare, come cristiani, questo compito comporta ad ogni livello, a prescindere dall'istruzione, dalle mode o imposizioni del sapere, dai valori delle priorità, di essere forti,di non aver paura dell'andar contro corrente, di sentirsi "fortezza", muro di bronzo, se è necessario, contro quei “poteri” che non servono il bene comune, ma badano soltanto a loro stessi; comporta talvolta di essere in minoranza, in solitudine, perché la verità non va a "maggioranza".
"Ti muoveranno guerra, ma non ti vinceranno, perché io sono con te per salvarti".
E salvare anche coloro che ci giudicano come nemici della ragione, del buon senso!

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