mercoledì 16 febbraio 2011

20 Febbraio 2011 – VII Domenica del Tempo Ordinario

«Imitate il Padre, imitate Dio, siate perfetti come lui».
Ci risiamo. Per la terza volta veniamo messi con le spalle al muro. Se non l’abbiamo capito prima, dobbiamo per forza capirlo ora. Ma cosa vuole Gesù da noi?
Nulla, fratelli miei: semplicemente che diventiamo santi!
Capitolo quinto di Matteo: ricominciamo ancora da capo. Facciamo in modo che la nostra vita ricominci da qui. Dove mai siamo stati in tutti questi anni? Che abbiamo fatto di tanto speciale, da sentirci così tanto sicuri? Da non provare più alcuna esitazione nel sistemarci le cose a modo nostro? Da mettere con tutta naturalezza il vangelo tra i tanti libercoli e opuscoli farciti di stupidaggini che amiamo così tanto consultare per la nostra vita diventata ormai atona, incolore, senza slanci veri?
Si certo, siamo ossequienti al Vangelo, in qualche momento amiamo anche Gesù, sinceramente e con trasporto: ma poi? Beh, ma poi ci sono anche tante altre cose che ci aspettano, tante cose di cui solo noi dobbiamo farci carico, che nessuno si offre di risolvercele: c’è il lavoro, c’è la famiglia, ci sono i figli, i nipoti, i confratelli e le consorelle, tutti che rompono in continuazione; poi c’è la palestra, c’è la cucina, e perché no? C’è finalmente anche un po’ di relax, di svago tutto per noi. Anche noi ne abbiamo diritto, no?
Che possiamo fare ancora di più?
Matteo, capitolo quinto: una serie di staffilate secche per il nostro pietismo, per la nostra indifferenza, per la nostra supponenza, per la nostra superbia, per il nostro egoismo, per la nostra “astuzia” nel trovare sempre una scappatoia di fronte alle nostre responsabilità.
Per favore, fratelli, non facciamo anche adesso i soliti perbenisti! Cerchiamo di essere onesti con noi stessi almeno in questo momento! Smettiamola di guardare all’altro, come termine di paragone per la nostra condotta! Un esempio da seguire ce l’abbiamo, chiaro e lampante:«Siate santi come il Padre mio». Dove corriamo a destra o a sinistra? La strada giusta è qui, davanti a noi.
Matteo, capitolo quinto: altro che “politically correct”: qui è tutta un’altra musica!
«Beati i poveri, gli afflitti, i miti, gli affamati, i puri….; sarete beati quando vi insulteranno, quando vi perseguiteranno… Voi siete sale della terra e luce del mondo… Avete sentito dire: non uccidere, ma io vi dico chiunque si adira con suo fratello sarà sottoposto a giudizio… Udiste che fu detto: occhio per occhio, dente per dente. Io però vi dico: non opporti al malvagio, anzi se uno ti colpisce la guancia destra, tu porgigli anche l’altra… ».
È un crescendo, una escalation: dal “beati” iniziale, che tutto sommato poteva anche starci, siamo passati a doverle anche buscare, sempre e comunque, felici e contenti. Non è un po’ troppo?
E allora chiediamocelo ancora: Ma cosa vuole veramente Gesù da noi?
E la solita voce dentro di noi ci ripete implacabile: “Voglio che tu sia santo come il Padre mio!”
Altro che chiacchiere. È arrivato il momento di buttarci finalmente tutto alle spalle, di capire che non è più possibile condurre una vita, corretta si, magari anche in ordine con una certa morale, ma appena passabile rispetto al vangelo!
E poi, quale morale? Quella cristiana? Ma senza Cristo, anche quella è inutile; senza la “carità” anche i miracoli sono luce fatua!
Invece come cambierebbero le cose se ci mettessimo nella prospettiva di Matteo cinque: come cambierebbero radicalmente le cose se ci mettessimo nella determinazione di imitare il Padre! Diventeremmo capaci di amare fino all'inimmaginabile, perché solo così ci sentiremmo amati da Dio, esattamente nel modo in cui lo siamo realmente!
Allora, fratelli, cosa aspettiamo di uscire dalla logica dell'occhio per occhio e dente per dente? Quando diremo basta al do ut des? Quando decideremo di farla finita con la nostra fede anestetizzata?
Prendiamo con coraggio in mano il Vangelo, allunghiamo con decisione il passo sulle orme di Cristo, non facciamoci distrarre dagli specchietti luccicanti del mondo, siamo seri!
Crediamo, osiamo, voliamo in alto! Non trinceriamoci dietro al “ma ciò richiede eroismi impossibili”. Tentiamo, semplicemente tentiamo con tutta la nostra volontà: sforziamoci sinceramente e, soprattutto, ascoltiamo la presenza di Dio dentro di noi; lasciamoci consumare dalla sua presenza, perché questo, e questo soltanto, ci cambia nel profondo. Totalmente.
Si, fratelli: questa è la grandezza di Dio, qui c’è Gesù in persona; un Gesù che da anni, pazientemente, vuol farci entrare in zucca un fatto elementare: Lui ci ama, ci ama sempre, ci ha sempre amati. Tutti, uno per uno. E non si dà pace nel vederci andare alla deriva, allo sbando. Facciamogli un cenno, che ci costa? Basta anche un piccolo cenno, un primo passo, dimostrargli, anche con poco ma con animo sincero e determinato, che sì, noi siamo là, che finalmente abbiamo capito e siamo là, che apprezziamo quanto egli fa per noi. Proviamoci: così, tanto per cominciare.
Perché è così che imbocchiamo la strada che conduce alla santità. La santità passa da qui!
Che aspettiamo? Animo, osiamo, buttiamoci! Amen!

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