giovedì 4 dicembre 2014

7 Dicembre 2014 – II Domenica di Avvento – Anno B

«Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri», vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati» (Mc 1,1-8).
Dove troviamo il Battista? Nel tempio? No. Eppure, in quanto “sacerdote”, figlio di un sacerdote, gli sarebbe spettato di diritto. Ma non lo troviamo nel tempio: il deserto è l'unico ambiente ideale per la sua predicazione: “Convertitevi dai vostri peccati”.
Nel deserto non esiste l’ “ovvio”: se non fai qualcosa per vivere, muori. Lì conta solo l'essenziale. Nel deserto non ci sono fronzoli o finezze: il deserto toglie tutte le sicurezze, le convinzioni, nella solitudine uno si trova davanti a se stesso, a quello che ha dentro. E mostra quello che non vorremmo vedere.
Nel tempio noi abbiamo le belle liturgie, il bel canto, la bella gente, la sicurezza: anche parlando di Dio e in nome di Dio, non ci convertiamo, non cambiamo dentro, rimaniamo sempre gli stessi, giustifichiamo religiosamente le nostre iniquità.
Il deserto, al contrario ci dice: “No, amico mio, devi convertirti e devi cambiare. Non illuderti. Non nasconderti. Dove vai? Perché fuggi? Eviti la verità? Qui si vede se ami Dio: se ami Dio devi cambiare il tuo cuore”.
Leggendo il Vangelo ci convinciamo sempre più che per credere in Gesù Cristo, dobbiamo necessariamente abbandonare quella che è la “nostra” religione.
È una verità forte, ma è così. La religione, per definizione, ci dà regole, ci dice cosa dobbiamo fare e cosa non dobbiamo fare, ci rassicura, ci dice che se faremo così andremo in paradiso e se faremo colà andremo all'inferno; ci dice chi sono i bravi, i puri e gli ammessi e chi invece sono i cattivi, gli esclusi.
Ma di tutto questo non c'è nulla in Gesù. Perché la fede ha un solo obiettivo: l’amore: sentirsi amati da Lui sempre, e amare ogni creatura (rispetto, compassione, tenerezza, cura).
La regola della religione è: “Quanto preghi? Quanto sei puro? Quanto se incontaminato? Quanto sei fedele alle regole?”. Ma la regola di Gesù è: “Quanto ami? Quanta fiducia dai alle persone? Quanto le fai crescere? Quanto le stimi? Quanto credi in loro? Quanto le rispetti? Quanto vuoi il meglio per loro?”.
Il Battista, nonostante il suo annuncio sia duro e severo, all'inizio ha successo con la gente, al punto che le autorità religiose si allarmano. In realtà egli dice: “Guardate che non sono io quello che deve venire, non sono io il Messia”. Ma nonostante ciò, per esse, egli rimane un pericolo. Per questo sarà diffamato. Quando non si può eliminare l'avversario basta screditarlo e diffamarlo. Se non troviamo in lui del male, parliamone male, e lo creeremo. Ma perché con il Battista? Perché è uno che non guarda in faccia a nessuno, uno che non te le manda a dire, e questo non piace a nessuno.
Inoltre non è facile da accettare proprio perché annuncia un battesimo di fuoco.
Noi ci diciamo: “Siamo cristiani” e lo diciamo perché effettivamente siamo battezzati e registrati in parrocchia nel libro dei battesimi. Ma per il vangelo non è così.
Tutti siamo battezzati con l'acqua, ma il vero battesimo (quello di fuoco) è la vita. Nel giorno del battesimo ci viene detto: “Tu sei figlio di Dio” (battesimo d'acqua). Ma poi dobbiamo diventarlo e questo è il nostro compito e il nostro cammino (battesimo di fuoco).
Battesimo, in ebraico, vuol dire “immergersi”; dove? nella luce e nella non-luce che sono dentro di noi. Anche “Giordano” vuol dire “immergersi”. E dove va a finire il Giordano? Va a finire nel Mar Morto. Ed è esattamente quello che ciascuno di noi è chiamato a fare: immergersi “nella mortalità” di questa vita, immergersi in ciò che sembra morto, finito, senza senso, disperato, per potere dalla morte far emergere la Vita.
Gesù, con la sua discesa nella storia mortale (kenosi), ha rivelato che, nel profondo della morte di questa vita, c'è una luce divina che non muore mai.
“Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!”. Eppure Gesù l'aveva già ricevuto il battesimo al Giordano, ma non è quello il battesimo cui alludeva, è il battesimo di fuoco.
Cos'è il battesimo di fuoco? È quel cammino dentro e verso di noi che inizialmente elimina tutto ciò che si è sedimentato in noi, tutto ciò che non siamo noi: è un cammino di purificazione, di liberazione, che ci porterà a scoprire chi siamo veramente, il nostro centro e la nostra parte divina, quella indistruttibile. Per cui chi ci guarda, vedrà in noi qualcosa che ci supera, che è più grande di noi, vedrà qualcuno in trasparenza, di cui noi siamo somiglianza, immagine.
Ma non basta “pensarlo”: dobbiamo farlo! Non possiamo diventare ciò che siamo (figli di Dio) stando a letto tranquilli e pacifici, magari davanti alla tv e mangiando patatine. Vogliamo raggiungerci dentro di noi? Camminiamo! Dobbiamo discendere nella nostra umanità.
L'ha fatto Gesù Cristo che è disceso nel fiume del peccato, il Giordano, dove tutti andavano a lavarsi dai peccati; dobbiamo farlo anche noi: perché soltanto immergendoci, rifioriremo; e solo bruciando, torneremo ad essere amore vivo.


Oggi il Battista, domani Maria Immacolata: sono le due figure che ci conducono al Natale. Entrambi ci annunciano un figlio ma secondo prospettive diverse.
Maria è la madre accogliente: “C'è qualcosa che vuole svilupparsi in te, accoglilo. Se questo qualcosa, questo “figlio”, non è secondo i tuoi programmi, non importa, accoglilo lo stesso. Se questo figlio ha un nome diverso da quello che tu pensavi, non importa, accoglilo lo stesso. Se questo figlio non è come tutti se l'aspettavano e ti spiazza, non importa, accoglilo lo stesso”.
Cosa fa una donna quando partorisce un figlio? Cos'ha fatto Maria? Una donna ama “suo figlio” non perché è il più bello, il più buono o perché è come lei se l'aspettava. Lo ama perché è suo, perché viene da lei, è parte di se stessa, perché ha bisogno del suo amore, della sua cura e della sua tenerezza.
Anche il Battista aspetta il Messia. Anche il Battista non vede l'ora del suo arrivo. Nelle sue parole si percepisce tutta la sua ansia, il suo desiderio per l'avvento del Messia: “Preparate la strada e raddrizzate i sentieri”. La sua stessa vita è vissuta in funzione di Colui che deve venire.
Sì, Gesù è l'Aspettato ma non come se l'aspettavano. Non è potente come un nuovo Davide, con l'esercito, le armi, le spade e i cavalli. Non è forte come un nuovo Elia, che distrugge le falsità, combatte l'ingiustizia e uccide i malfattori. Non è condottiero come un nuovo Mosè che libera gli ebrei dalla schiavitù dei nuovi Egiziani, i Romani.
Il Battista dovrà cambiare opinione e convertirsi: “Lui è diverso dalle mie idee”. Non fu per niente semplice per lui accettare questo “figlio”!
Ma il “figlio” è tutto ciò che vuole nascere, che vuole emergere, in noi. Natale è accettare questo “nostro figlio”: una verità difficile... ma è così. Se la rifiutiamo uccidiamo ciò che vuole nascere.
Natale è un “bambino” da accogliere, è vero. Ma il punto è che noi abbiamo già stabilito che tipo di “bambino”. Se non arriva come noi ce l'aspettiamo, lo rifiutiamo, non lo accogliamo neppure, perché non è secondo le nostre idee.
Ma il "bambino" è lui. Non è come noi, è diverso da noi: per questo lo dobbiamo accogliere com'è, anche se sarà diverso da come noi ce l'abbiamo in testa, o addirittura all'opposto. E per questo ci sorprenderà; per questo ci chiederà di cambiare le nostre idee, i nostri pensieri; per questo ci chiederà di aprire la mente anche su ciò che per noi è inconcepibile.
Lui vuole vivere in noi. Dio vuole nascere in noi. Accogliamolo, accettiamolo, perché è lui, Gesù, che vuole nascere ancora in noi. Amen.

 

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